Mangiarsi le unghie o mettere le dita in bocca (e lo sappiamo tutti!) sono comportamenti da non adottare, poiché, tra le altre conseguenze, aumentano il rischio di sviluppare un’infiammazione di origine infettiva, nota come “patereccio”.
Cosa è il patereccio?
Il patereccio è un’infiammazione localizzata alle estremità delle dita di mani e/o piedi causata da microrgansmi patogeni, come batteri piogeni, cioè che causano pus (stafilo/strepto-cocchi), funghi (Candida albicans) o virus (Herpes simplex di tipo 1 e 2).
Popolarmente conosciuto come giradito, si presenta come un rigonfiamento arrossato, talvolta accompagnato da vesciche contenenti pus, che circonda ad anello il dito (da qui il nome giradito) a livello della falange distale.
In funzione della gravità e della profondità dell’infezione, il patereccio si classifica in:
- Superficiale: l’infiammazione interessa solo la cute.
- Sottocutaneo: l’infiammazione colpisce i tessuti periungueali e sottoungueali distruggendo la conformazione cornea dell’unghia stessa.
- Profondo: l’infiammazione si propaga fino a raggiungere le strutture tendinee, ossee e articolari causando processi patologici come tenosinoviti e artrite della sede interessata.
Quali condizioni e abitudini favoriscono l’insorgenza del patereccio?
Innanzitutto, una cute non integra è la condizione senza la quale non si sviluppa l’infiammazione: una cute integra crea una barriera fisica, chiude la porta d’accesso alla mossa d’attacco del patogeno di turno.
Elenchiamo di seguito le condizioni favorenti l’insorgenza del patereccio:
- Avere il cattivo vizio di mangiarsi unghie (onicofagia) e mettere le dita in bocca;
- Lesioni da trauma, in particolare se le ferite non vengono disinfettate correttamente;
- Manicure non corretta;
- Contatto frequente con acqua, solventi o saponi: umidità e agenti chimici irritanti alterano l’epitelio superficiale;
- Soffrire di malattie sistemiche (come il diabete mellito);
- Avere un sistema immunitario compromesso o debilitato (trapiantati o pazienti affetti da HIV).
Quali sono i sintomi del patereccio?
Dolore, senso di calore alla palpazione e riduzione della funzionalità a livello dell’estremità distale del dito interessato.
ATTENZIONE a non sottovalutare il patereccio negli individui aventi un sistema immunitario compromesso: l’infezione può propagarsi ad altri distretti corporei e al flusso sanguigno (setticemia), divenendo un’infezione non più locale, bensì sistemica.
Come si diagnostica il giradito?
La diagnosi è prettamente clinica, quindi basata su raccolta delle informazioni anamnestiche del paziente e osservazione della lesione.
Talvolta, in caso di un’infiammazione che fatica a guarire e tende a cronicizzare, il medico potrebbe optare per il prelievo di un campione di liquido e/o tessuto cutaneo al fine di effettuare un esame colturale e un antibiogramma, in modo da attuare la terapia più opportuna.
Come si cura patereccio?
La cura del giradito dipende dal tipo di patogeno che ha causato l’infezione.
La terapia principale si basa sulla via topica, cioè locale, con:
- Creme antibiotiche (aureomicina e la gentamicina di solito associate a cortisone*) per le infezioni batteriche, che normalmente si risolvono in 3-4 giorni.
- Creme antivirali (come Zovirax o Aciclovir) per il patereccio erpetico, con una risoluzione in 15-20 giorni.
- Crema antimicotiche (a base di etanolo e timolo, sostanze dall’azione fungicida, o farmaci a base di azoli, come il Fluconazolo) se è un fungo la causa dell’infezione; in genere, sono necessari dai 3 ai 6 mesi per la definitiva guarigione.
*N. B. Se la diagnosi dovesse essere errata, quindi il patereccio non fosse di origine batterica ma virale, l’applicazione del cortisone sarebbe dannosa poiché favorirebbe la proliferazione virale!
Tra i rimedi, le preparazioni a base di ittiolo sono utili ed indicate nel trattamento di infiammazioni cutanee di questo tipo. Si tratta di formulazioni ad uso topico, acquistabili in farmacia senza necessità di prescrizione medica. L’ittiolo è un potente antibatterico, utile a far “risalire” in superficie l’infezione presente sottopelle.
In alcuni casi, la terapia farmacologica potrebbe non essere sufficiente a trattare la lesione, pertanto potrebbe rendersi necessario effettuare l’incisione e il drenaggio del patereccio.
Nei casi più gravi, inoltre, potrebbe essere utile e imprescindibile l’utilizzo di antibiotici, antivirali o antimicotici anche per via orale o endovenosa.
Il patereccio è contagioso?
Sì. Il contatto diretto è la via di trasmissione per eccellenza: l’agente eziologico si diffonde da pelle a pelle attraverso una ferita cutanea.