È il fenomeno rosa dell’anno. Chi non l’ha visto sa di cosa parliamo, e chi l’ha visto probabilmente ne è rimasto piacevolmente colpito: sì, stiamo parlando di Barbie, pellicola molta attesa che riteniamo non abbia disatteso le aspettative.
Ma se da un lato la perfezione di rosa e glitter ha fatto del mondo un posto forse più luminoso, dall’altro cela un fenomeno non particolarmente felice di cui la stessa (perfetta) Barbie comincia a soffrire: il non sentirsi sufficientemente perfetti! Vediamo assieme di cosa si tratta!
‘Non posso permettermi di sbagliare.’
‘Non so fare niente!’
‘Se sbaglio le conseguenze saranno gravissime ed irreparabili!’
Vi riconoscete o avete sentito pronunciare queste frasi?
Se sì probabilmente vi siete imbattuti nell’atelofobia.
Di cosa si tratta?
L’atelofobia, nota anche come sindrome di Barbie, è la paura generalizzata del non sentirsi perfetti, non ‘abbastanza’, che genera profondi sentimenti di avversione e paura, spesso intensi e sproporzionati, verso ciò che viene considerato ‘imperfetto’.
Questo disturbo di natura ansiosa si ripercuote su ogni ambito della vita quotidiana: dall’aspetto fisico, alle prestazioni scolastiche o lavorative, alle relazioni interpersonali, fino alle proprie idee, convinzioni ed opinioni, che vengono costantemente messi in discussione poiché percepiti come errati e non all’altezza dell’aspettativa altrui.
Si instaura così un pericoloso circolo vizioso che prende il via da aspettative irrealistiche che l’individuo si impone, gli sforzi che compie per portarli a termine, sino a percepire il fallimento e cadere in un costante senso di inadeguatezza, inutilità ed inefficacia che porta alla rinuncia e al disagio in nome della ricerca di una perfezione irrealizzabile. Ciò conduce frequentemente a sviluppare bassa autostima e, nei casi più severi, depressione e disturbi ossessivo-compulsivi.
L’atelofobia può condurre ad un corollario di sintomi fisici e psicologici che si presentano frequentemente con:
- Battito accelerato
- Sensazione di mancanza di ossigeno
- Sudorazione
- Vampate di calore
- Nausea
- Impotenza
- Vergogna
- Paura di sbagliare
- Rifiuto delle sfide
- Perdita del controllo
Chi colpisce più frequentemente la sindrome di Barbie?
Nemmeno a dirlo, le donne, più vulnerabili ai paragoni ed ai confronti rispetto agli uomini, ma in generale l’atelofobia colpisce chi subisce una forte pressione ed è molto sensibile al giudizio altrui.
Come si arriva a soffrire della sindrome di Barbie?
Le cause sono spesse volte da ricercarsi:
- Nelle figure della formazione, come insegnanti inflessibili o genitori richiedenti ed esigenti;
- Nella predisposizione genetica;
- Nella tendenza caratteriale;
- In eventi traumatici e dolorosi (come relazioni finite male, perdite, insuccessi).
Come capire se si soffre di atelofobia?
Quando la ricerca della perfezione con il suo pesante ed annesso fardello invalida e limita le più semplici attività quotidiane (e persiste per un periodo di tempo di almeno sei mesi) è suggeribile interfacciarsi con un professionista del settore per identificare e definire il problema.
Come fronteggiare questo disturbo?
- Anzitutto sarà importante familiarizzare con il problema e riportare il soggetto al concetto di ‘imperfezione’ non quale demone, ma caratteristica ineliminabile dell’essere umano, di modo da ridimensionarne l’impatto nella vita di tutti i giorni.
- Analizzare in profondità cosa significa perfezione per il soggetto affetto da atelofobia, di modo da comprendere da cosa abbia avuto origine il disturbo.
- Se i sintomi fisici sono importanti, il medico può valutare l’intervento farmacologico da associare alla terapia psicologica.
Noi, nel nostro piccolo, aggiungiamo che l’errore e lo sbaglio sono strumenti potenti per la crescita umana, etica, morale di ciascuno, e se sapientemente sfruttati accrescono ed elevano molto più che una scintillante, fredda, inumana barra di perfezione.
Anche Barbie alla fine ha capito quanta perfezione ci sia nell’imperfetta umanità.
Sbaglio, dunque sono (umano).