L’ADHD rientra tra i più comuni disturbi neuroevolutivi dell’infanzia, ed è stato inserito nel “Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders”, il manuale pubblicato dalla American Psychiatric Association ed utilizzato come referenza psichiatrica a livello internazionale. Approfondiamo insieme di cosa si tratta!
L’ADHD, acronimo di Disturbo da Deficit/Iperattività dell’Attenzione, è una condizione che colpisce i bambini e ne compromette lo sviluppo, caratterizzata principalmente da scarsa o breve capacità nel mantenere la concentrazione, impulsività ed iperattività. Si manifesta generalmente già alla nascita o prima del compimento del settimo anno di età, influenza lo sviluppo del bambino e diversi altri aspetti della sua vita, come il rendimento scolastico e lo sviluppo di comportamenti sociali inappropriati, associandosi alle volte ad ansia, depressione, disturbi del sonno e difficoltà nell’apprendimento.
L’ADHD può essere di tipo:
- Prevalentemente inattentivo;
- Prevalentemente iperattivo;
- Di tipo combinato
Con la presenza di comportamenti caratteristici quali:
- Avere difficoltà nel completare attività che richiedano concentrazione;
- Mancare di organizzazione e dimenticare facilmente le cose;
- Non prestare ascolto a ciò che viene loro detto;
- Essere eccessivamente vivaci e mostrare iperattività;
- Distrarsi con grande facilità e mancare di capacità esecutive (come lo svolgimento dei compiti a casa);
- Parlare in continuazione, anche quando non è il loro turno, e interrompere l’interlocutore in maniera irruente;
- Non riuscire a mantenere il turno in coda, stare seduti per molto tempo o collaborare in un gruppo di lavoro.
Generalmente l’iperattività si manifesta più frequentemente in età prescolare, mentre nella fascia d’età della scuola elementare emerge maggiormente la componente di disattenzione.
Diagnosi dell’ADHD
Secondo il DSM, il quadro diagnostico viene formulato in presenza di evidenti variazioni del comportamento in termini di disattenzione, iperattività e impulsività che persistono nel tempo (non meno di sei mesi) e compromettono la qualità della vita in ambito sociale, scolastico o lavorativo.
Detti sintomi devono comparire prima dei dodici anni d’età ed influenzare almeno due contesti diversi (casa, scuola, attività ricreative ecc.) della vita del bambino.
Quali sono le cause dell’ADHD?
Le cause che riconducono all’insorgenza della sindrome ADHD non sono ancora state completamente accertate, sebbene diverse ricerche suggeriscano:
- predisposizione genetica;
- alterazioni di neurotrasmettitori;
- fattori di rischio come:
- basso peso alla nascita (inferiore a 1500 g)
- danni cerebrali
- consumo di alcool, tabacco o cocaina da parte della madre durante la gravidanza
- esposizione a pesticidi, vernici, piombo, additivi alimentari
Come si tratta L’ADHD?
La terapia prevede un trattamento multi-approccio, sia esso comportamentale, psicoterapeutico e farmacologico, il cui obiettivo comune è quello di ridurre sintomi e disfunzioni causati dall’ADHD.
La terapia comportamentale prevede, ad esempio, l’elaborazione di un programma giornaliero, con la riduzione al minimo degli stimoli che potrebbero condurre a distrazioni, premiare i comportamenti positivi e impostare piccoli traguardi da raggiungere, mirando a coinvolgere le figure di riferimento per il bambino/adolescente (insegnanti e genitori).
Tra i farmaci più frequentemente adoperati nel trattamento risultano:
- Metilfenidato e altri farmaci simili alle anfetamine quali farmaci psicostimolanti;
- Atomoxetina (farmaco non stimolante per l’ADHD)
Entrambi in grado di ridurre la ricaptazione di neurotrasmettitori e tenere sotto controllo i sintomi dell’ADHD.
Del disturbo ADHD possono soffrire anche gli adulti?
Nonostante l’ADHD si associ spesso all’età pediatrica, molti adulti continuano a soffrire di sintomi legati a questa condizione, la quale può emergere in forme di disorganizzazione, ritardi cronici, impulsività ed irrequietezza, che causano problemi nella vita quotidiana e lavorativa del soggetto. Dimenticare sistematicamente scadenze, riunioni, bollette da pagare sono solo alcuni degli aspetti di chi soffre di ADHD in età adulta, e già questo dovrebbe rendere palpabile il disagio di chi ne risulti afflitto.
La terapia, ad ogni modo, può beneficiare dei medesimi farmaci adoperati per le classi di pazienti più giovani, e può inoltre risultare utile procedere ad affiancarla alla psicoterapia cognitivo comportamentale (CBT), che punta allo sviluppo di abilità che comunemente si acquisiscono con la crescita, ma che l’ADHD, l’abbiamo visto, rende complesse.
Di seguito qualche pratico esempio:
- Pianificazione degli eventi quotidiani tramite liste, promemoria o diari;
- Utilizzo dell’esercizio fisico come valvola di sfogo;
- Ritagliarsi momenti per sé allo scopo di rilassarsi;
- Interventi di regolazione emotiva, atti a migliorare le relazioni con gli altri (parenti, amici, colleghi).