Al termine di un pasto abbondante il cosiddetto “ammazzacaffè” è un rito sacro per i più. Confermate?
Digestivi di ogni tipo, amari, distillati o liquori, vengono soddisfacentemente gustati dopo una sana abbuffata per un duplice motivo: allietare le papille gustative e facilitare il processo digestivo.
Ma se nel primo caso rispondiamo con un “DE GUSTIBUS”, nel secondo vorremmo provare a fare un po’ di chiarezza.
Partiamo dalla definizione del termine: per “amaro” si intende una bevanda ottenuta mediante infusione in alcol di erbe dal sapore amarognolo.
Chiarita la definizione, precisiamo un altro concetto:
L’amaro NON aiuta a digerire.
L’errata idea che l’amaro stimoli una buona digestione nasce dalla sensazione di lieve bruciore che il contenuto alcolico della bevanda induce nel nostro stomaco.
Ma soprattutto, dopo avere consumato la bevanda, si prova un’apparente sensazione di “benessere digestivo”. Essa è dovuta alle proprietà digestive delle erbe officinali contenute. In effetti, l’amaro è prodotto utilizzando piante, come l’assenzio, la liquirizia, i chiodi di garofano, l’anice, le foglie di sambuco, dotate di proprietà amaro-toniche e stomachiche (incremento delle secrezioni gastriche).
L’azione digestiva delle erbe si manifesta già a partire dal cavo orale, dove il gusto amaro, agendo sulle papille gustative, aumenta la produzione di saliva, che esercita proprietà digestive tramite mezzi meccanici ed enzimi, come la lipasi e l’amilasi salivare.
Le erbe agiscono, successivamente, aumentando la secrezione di gastrina, un ormone presente nella mucosa dello stomaco, che stimola la produzione dei succhi gastrici. Tali succhi contengono acido cloridrico ed enzimi digestivi che, determinando la scissione dei nutrienti, attivano e supportano il sistema digestivo.
MA ATTENZIONE, in forma di amaro i benefici delle proprietà digestive delle erbe in questione sono annullati dall’alcol.
Perché?
L’alcol rallenta lo svuotamento gastrico, quindi NON favorisce il processo digestivo.
Un bicchierino di amaro contiene circa 12 grammi di alcol, e possiede una gradazione alcolica compresa mediamente tra i 15 e i 55 gradi.
L’elevato tasso alcolico controbilancia gli effetti digestivi delle erbe azzerandone l’azione.
E’ facile desumere come le erbe amare possono effettivamente esercitare le loro caratteristiche proprietà solo se consumate in altro modo, come ad esempio in tisana e infusi.
Oltre ciò, occorre fare due considerazioni riguardo le interazioni tra alcol e sistema digestivo:
- L’etanolo è una molecola fortemente irritante le pareti gastriche e intestinali, difatti in caso di problemi gastroenterici una delle prime raccomandazioni è la riduzione/eliminazione degli alcolici;
- L’alcol è metabolizzato dal fegato con una cadenza di 10 grammi l’ora circa. L’assunzione alcolica sottopone, quindi, quest’organo un carico di lavoro aggiuntivo, già sotto stress dopo un pasto abbondante, considerando il suo importante contributo a tutti i processi digestivi.
Insomma, sorseggiare un amaro per superare indenni un’abbuffata è quel che si chiama un FALSO MITO.