La prima cosa da mettere in chiaro è che la medusa non punge, poiché non ha un vero pungiglione. Si tratta, infatti di un animale urticante: quando la medusa entra in contatto con la cute della vittima, i suoi tentacoli aderiscono ad essa e rilasciano delle sostanze fortemente irritanti che producono una reazione cutanea, simile ad un’ustione chimica di primo o secondo grado.
Tali sostanze sono composte da tre proteine:
- Ipnotossina, che ha effetto paralizzante;
- Talassina, che causa la risposta infiammatoria;
- La cogestina che agisce sull’apparato circolatorio e respiratorio.
L’ustione da medusa produce sintomi quali forte bruciore, dolore, arrossamento, comparsa di bolle e vescicole e pomfi, prurito, formicolio e intorpidimento.
Quali sono i sintomi della puntura di medusa?
Dopo circa 15-20 minuti la sensazione di forte bruciore tende a scomparire (talvolta anche dopo qualche ora) e iniziano a manifestarsi prurito, eritema e formicolio.
Gonfiore e rossore possono invece palesarsi anche per giorni prima di giungere a guarigione.
Raramente, possono verificarsi effetti collaterali più gravi come ad esmpio vomito, nausea, febbre, vertigini, spasmi muscolari e mal di testa. Tali sintomi in genere si riscontrano in caso di punture molto diffuse oppure in soggetti particolarmente sensibili come i bambini. In tal caso è consigliabile rivolgersi al medico o recarsi al Pronto Soccorso.
Cosa fare in caso di puntura di medusa:
- Lava la parte colpita con acqua di mare in modo da diluire le tossine rilasciato dai tentacoli non ancora penetrate nella pelle. Ricorda: non utilizzare l’acqua dolce, in quanto potrebbe favorire la rottura delle cnidocisti (strutture urticanti della medusa) rimaste sulla pelle!
- Rimuovi eventuali filamenti residui rimasti adesi sulla pelle, in quanto questi continueranno a rilasciare tossine e causare dolore. Asporta le parti rimaste attaccate alla superficie cutanea aiutandoti con una pinza o oggetto rigido, ad esempio la carta di credito, mai con le mani!
- Per lenire il prurito, utilizza un gel astringente a base di cloruro di alluminio, che se prontamente adoperato blocca la diffusione delle tossine.
N.B. Applicare creme a base di cortisone o antistaminico non sortisce gli effetti sperati, in quanto entrano in azione solo dopo circa 30 minuti dall’applicazione, cioè quando la reazione urticante è già naturalmente esaurita.
Cosa non fare in caso di puntura di medusa:
- Non grattare la parte, cerca di resistere all’istinto di lenire il prurito, in quanto si potrebbe verificare la rottura di eventuali cnidocisti residue, liberando ulteriore veleno. Fai attenzione a non toccare occhi e bocca dopo la puntura di medusa.
- Evita i rimedi della nonna come ammoniaca, urina, limone, aceto e alcol, perché potrebbero ulteriormente infiammare la parte colpita.
- Non strofinare la parte colpita con le mani, la sabbia o una pietra tiepida dando seguito alla falsa credenza secondo cui le tossine verrebbero inattivate dal calore. Infatti, è vero che sono termolabili, ma per generare questo effetto bisognerebbe raggiungere una temperatura di circa 50°C, rischiando un’altra ustione!
Come trattare la lesione rimasta?
Nei giorni successivi la parte colpita diviene meno gonfia e arrossata, lasciando il posto alla formazione di una zona iperpigmentata, che potrebbe peggiorare se non esposta ai raggi solari. Quindi, per evitare la comparsa di macchie cutanee in prossimità della lesione, risulta necessario tenerla coperta e trattarla con una protezione solare a filtro totale (SPF 50+).
Si può fare qualcosa a scopo precauzionale?
Esistono in commercio le cosiddette “creme anti-medusa”, la cui azione consiste nel rendere la pelle scivolosa e quindi meno suscettibile all’azione urticante dei tentacoli, i quali non riescono ad aderire efficacemente.