Quante volte si è iniziato un regime alimentare dimagrante e la prima cosa che accade è ridurre o eliminare l’amato zucchero?
E c’è chi il caffè amaro proprio non lo riesce a bere: ed ecco che viene in nostro aiuto il dolcificante.
Ma quali sono? Possono avere ripercussioni sulla salute? Vediamolo insieme!
I dolcificanti sono ingredienti aggiunti al cibo in sostituzione dello zucchero (saccarosio) ed adoperati come edulcoranti da tavola.
Vengono divisi in:
Dolcificanti intensi
Presentano un potere dolcificante di gran lunga superiore allo zucchero (dalle 150 fino alle 600 volte – alcuni anche migliaia di volte) e sebbene presentino un contenuto calorico variabile, le quantità estremamente ridotte di utilizzo li rendono spesso acalorici.
Tra questi troviamo i dolcificanti sintetici e semisintetici, quali:
- Aspartame
- Acesulfame K
- Saccarina
- Sucralosio
Che presentano il vantaggio di non stimolare la produzione di insulina, indicati quindi per pazienti diabetici.
E dolcificanti intensi naturali, come la Stevia (glucosidi steviosidici) che, a differenza dei primi, stimolano la produzione di insulina, sebbene in misura minore rispetto al saccarosio.
Polioli
Detti anche dolcificanti con effetto massa, risultano meno calorici, a parità di massa appunto, rispetto al comune saccarosio, di cui:
- Sorbitolo
- Mannitolo
- Isomalto
- Xilitolo
Entrambe le categorie di dolcificanti sono normate dal regolamento della Commissione Europea in materia di additivi alimentari (2008), che include ‘additivi alimentari, enzimi alimentari, aromi e sostanze nutritive’.
I dolcificanti che configurano come additivi alimentari, sono indicati con un codice alfa numerico composto della lettera E e di tre numeri (e.g. E955 per il Sucralosio), e perciò regolamentati e sottoposti a continui controlli sulla loro sicurezza (conformemente alle disposizioni del regolamento della Commissione Europa n. 257/2010).
La legge stabilisce, difatti, quali siano gli alimenti a cui è possibile addizionare dolcificanti (autorizzati ed approvati), ed in quali quantità.
Basandosi sulla revisione dei dati di sicurezza, si proseguirà con la determinazione del livello massimo di additivo che non ha effetti tossici dimostrabili (NOAEL), realizzando così
la valutazione e l’introduzione della DGA (dose giornaliera ammissibile) per quel dolcificante.
Va detto che tale normativa non si applica ad alimenti dalle proprietà dolcificanti, quali miele, zucchero e sciroppo d’acero.
Gli studi sulla sicurezza, dunque, di questi additivi alimentari sono ampi e ben documentati, ma sebbene il profilo di sicurezza sia idoneo, vale la pena chiedersi, analogamente a quanto fatto dall’NHS (Servizio di sicurezza nazionale) inglese, se siano anche sani.
Molti dei dolcificanti utilizzati in sostituzione dello zucchero consentono:
- Di ridurre il rischio di carie (si pensi allo xilitolo dei chewing-gum), poiché non possono essere fermentati dai batteri orali
- Di controllare i livelli di zucchero nel sangue
- Di ridurre l’assunzione calorica
E tuttavia, esistono delle ipotesi per cui l’utilizzo dei dolcificanti possa portare a:
- Assuefazione ai dolci, cioè abituarsi al sapore dolce
- Aumento dell’appetito nei confronti di prodotti ipercalorici (uno studio osservazionale pubblicato su Cell Metabolism sostiene come il cervello, ingannato dal gusto dolce senza calorie, perde la capacità di associare il sapore del cibo al suo contenuto nutritivo, rispondendo con l’aumento di appetito e desiderio verso cibi ipercalorici)
- Indurre a frequenti strappi dietetici dati dall’illusione di assumere quantità minori di calorie
Quindi vale la raccomandazione delle autorità competenti che considerano innocuo – rispettando le massime quantità consumabili di edulcoranti approvati all’interno dell’UE – il consumo degli edulcoranti, inseriti nel più ampio contesto di una vita attiva ed equilibrata.
In ultimo, alcune delle raccomandazioni in forze attualmente adottate circa l’uso dei dolcificanti:
- Le bevande non zuccherate non devono essere utilizzate in sostituzione dell’acqua
- L’uso dei dolcificanti è ritenuta accettabile per i pazienti diabetici nella gestione della glicemia