L’assunzione di alcol in gravidanza, anche in minime quantità, può interferire negativamente con lo sviluppo del feto e il suo stato di salute. Gli studi condotti negli ultimi anni evidenziano che i figli di donne che hanno consumato alcolici durante la gravidanza, palesano spesso deficit comportamentali e/o disabilità fisiche. Attraverso l’articolo di oggi cercheremo di spiegare concretamente perché bere alcol in gravidanza è così pericoloso.
Quando la mamma beve, il bimbo beve. Cosa significa?
L’alcol ingerito dalla futura madre attraversa la placenta e giunge direttamente al nascituro, il quale è sprovvisto degli enzimi necessari (principalmente l’alcol deidrogenasi) per metabolizzarlo ed è esposto più a lungo ai suoi effetti nocivi.
È rischioso assumere alcol anche durante le prime settimane?
Sì. Nonostante risulti assolutamente sconsigliato consumare bevande alcoliche (di qualsiasi tipo e gradazione!) dal primo al nono mese di gravidanza, è stato riscontrato che risultano nocive soprattutto durante le prime settimane e nell’ultimo trimestre. Basti pensare che organi vitali, quali cuore, cervello e scheletro si formano durante i primi 10-15 giorni dopo il concepimento!
Esiste una dose soglia di alcol considerata sicura?
No! Sebbene le conseguenze più gravi si riscontrano in situazioni di abuso di alcolici, è importante sapere che anche modeste quantità di alcol possono causare danni al bambino.
Mostriamo qualche dato per fare chiarezza insieme!
- Sussiste un elevatissimo rischio per i bambini con una madre che assume circa 80 grammi di alcol puro al giorno.
- Un bicchiere di vino (da 125 ml), una birra (da 330 ml), un aperitivo (da 80 ml) oppure un bicchiere di superalcolico (da 40 ml) contengono circa 12 gr di alcol, che corrisponde ad 1 unità alcolica.
- Il consumo di 4-5 o più unità alcoliche in un breve intervallo di tempo rappresenta una condizione più rischiosa rispetto al consumo della stessa quantità in un arco di tempo più ampio.
Attenzione a non abbassare la guardia!
- Assumere anche piccole dosi di alcol al giorno (1-2 unità alcoliche) possono indurre danni al bambino.
Dunque, è fondamentale interrompere l’assunzione di alcolici non solo se si ha la certezza di essere incinta, ma anche durante la fase di pianificazione e ricerca della stessa per scongiurarne un’eventuale esposizione.
Quali sono i rischi per il bambino?
L’assunzione di alcol può provocare:
- Aborto spontaneo;
- Parto prematuro e/o neonati sottopeso;
- anomalie strutturali: malformazioni craniofacciali, rallentamento della crescita ;
- disturbi dello sviluppo neurologico: disabilità socio-comportamentali, ritardo mentale, deficit cognitivo.
Le alterazioni e le disabilità fisiche, mentali, comportamentali e sociali appena citate si manifestano in diverse espressioni e differenti livelli di gravità e vengono identificate con il termine FASD (Fetal Alcohol Spectrum Disorders).
Rientra nell’ambito di questi disturbi anche la Sindrome Feto-Alcolica (Fetal Alcohol Syndrome – FAS), che ne rappresenta la manifestazione più grave.
Di cosa si tratta?

La Sindrome Feto-Alcolica è caratterizzata da:
- Rallentamento della crescita (prima e dopo la nascita): bassa statura e scarso peso corporeo
- Anomalie della testa e del volto: ridotta dimensione del cranio, appiattimento della mascella e della mandibola, pieghe agli angoli degli occhi, fessure oculari strette, strabismo, naso corto e piatto, labbro superiore sottile di colore rosso vermiglio, solco naso-labiale allungato e piatto, fronte lunga e stretta.
- Disturbi di tipo neurologico: problemi comportamentali, iperattività, deficit dell’attenzione e della memoria, disturbo del sonno, della parola e dell’udito, ritardo mentale
- Possibili malformazioni al cuore, problemi renali e ossei.
Il rischio di partorire un bambino colpito da tale sindrome è stimato attorno al 30-40% nelle donne che in gravidanza hanno bevuto dosi elevate e ripetute di alcol. Tuttavia, anche con dosi più basse sussiste il rischio che si manifestino anche solo parzialmente i sintomi appena descritti.
Esista una cura?
Purtroppo no. Tuttavia, nonostante i danni siano irreversibili e progressivi, risulta importante diagnosticarla precocemente al fine di permettere al bambino l’accesso a programmi educativi e a servizi sociali costruiti ad hoc per supportarne lo sviluppo delle abilità sociali e intellettive.
Come si esegue la diagnosi?
Consta della collaborazione di più professionisti, poiché diventa necessario oltre alla valutazione clinica delle anomalie fisiche, anche lo studio della storia prenatale e del profilo psicologico del bambino. Le anomalie comportamentali e cognitive si rilevano mediante test specifici per le diverse età, eseguiti generalmente dopo i 5 anni.