È capitato a tutti prima o poi di lasciarsi andare a sentimenti di rabbia verso qualcosa o qualcuno. Non è piacevole, ma succede! E sebbene in quei momenti a nessuno di voi sarà balenato di porsi troppe domande su quali siano esattamente le reazioni neurobiologiche che supportano le esplosioni di ira, vi assicuriamo che potrebbe risultare interessante scoprirle! Iniziamo!
Cosa succede al nostro corpo quando ci arrabbiamo?
Arrabbiarsi, si sa, richiede molte energie! Difatti, il nostro organismo reagisce, rilasciando ormoni, tra i quali:
- Adrenalina, noradrenalina e dopamina
- Cortisolo e testosterone
le cui azioni sono finalizzate a preparare l’organismo a fronteggiare situazioni negative o di potenziale pericolo. Ciò comporta la mobilitazione e il consumo di elevate quantità di energia, derivante perlopiù dal glucosio, che rappresenta il carburante principale del nostro corpo.
Ed ecco perché dopo esserci fatti trascinare dall’ira, proviamo una gran fame e sentiamo l’esigenza di nutrirci! 😊
Nel dettaglio, si è rivelata molto interessante la relazione tra testosterone e cortisolo. Il primo si correla ad un comportamento dominante e tendenzialmente aggressivo, ed aumenta quando ci arrabbiamo. Il secondo, invece, rilasciato in risposta ad un evento stressante, si correla ad un comportamento di “assoggettamento”; pertanto, parrebbe mediare e attenuare l’effetto del testosterone sul comportamento. Nello specifico, diversi studi hanno dimostrato che il testosterone è associato a comportamenti aggressivi quando i livelli di cortisolo sono bassi, e quindi insufficienti nell’azione di inibizione.
Quali sono le manifestazioni fisiologiche che si palesano nel nostro organismo quando ci pervade la rabbia?
- accelerazione del battito cardiaco;
- aumento del flusso di sangue verso le zone periferiche del corpo;
- maggiore tensione dei muscoli degli arti;
- sensazione di calore e iper-sudorazione.
Cosa succede a livello neurologico quando ci arrabbiamo?

Entra in gioco l’amigdala, una piccola struttura subcorticale appartenente al sistema limbico, il cosiddetto “cervello emotivo”. Essa si attiva in caso di minaccia o pericolo al fine di indirizzare il nostro comportamento al raggiungimento della sopravvivenza. Come?
Aree cerebrali come la corteccia prefrontale, sede del pensiero razionale e responsabile del controllo degli impulsi, vengono inibite, esponendoci alla reazione emotiva scatenata dall’arrabbiatura.
Inoltre, si verifica una maggiore attivazione dell’emisfero sinistro cerebrale. Tale parte del cervello è in genere attivata quando si vivono esperienze di sentimenti positivi, mentre quando si hanno stati d’animo negativi a prevalere è l’emisfero destro. La rabbia potrebbe annoverarsi come un’esperienza negativa, e allora perché si ha una maggiore attivazione dell’emisfero di sinistra? La parte frontale dell’emisfero sinistro si può attivare quando si vive un’esperienza di vicinanza a qualcuno o qualcosa a cui teniamo: ebbene, spesso la causa della rabbia si correla ad un oggetto al quale si è intimamente connessi.
Abbiamo brevemente accennato ai meccanismi neurobiologici e ormonali della rabbia, ma dove risiede l’origine?
Tali reazioni sono correlate a risposte ataviche, ovvero derivanti dai nostri antenati.
E sono reazioni finalizzate, perfettamente in linea con un obiettivo. Difatti, se ci stiamo arrabbiando, il nostro organismo risponde per renderci pronti, preparandosi a combattere e a difendersi dal nemico.
Attenzione, è perfettamente normale arrabbiarsi ogni tanto. E a chi non capita, giusto?
Tuttavia, se gli episodi sono ricorrenti e fin troppo frequenti, si delinea un quadro di disagio psico-fisico che merita un approfondimento diverso.
Una problematica gestione della rabbia espone il nostro organismo ad un ripetuto e ad un eccessivo rilascio degli ormoni prima citati, generando potenziali squilibri fisiologici.
Quali problematiche potrebbe scatenare una squilibrata gestione della rabbia?
- Disturbi neurologici: frequenti mal di testa o emicrania, aumento della pressione oculare, alterazione della vista e fotofobia.
- Disturbi cardiovascolari: si verifica un aumento della frequenza cardiaca e della pressione, alterazioni che potrebbero implicare nel tempo conseguenze potenzialmente gravi. È stata, inoltre, reiteramene evidenziata la correlazione tra elevati livelli di colesterolo e personalità collerica.
- Indebolimento del sistema immunitario: è stata osservata una riduzione dei macrofagi, dell’attività neutrofila e della capacità responsiva ai virus, di conseguenza ci ammaliamo più facilmente.
- Aumento del peso corporeo: un forte stato di rabbia promuove la produzione di cortisolo, il quale stimola la fame e aumenta la glicemia. Al livello del tessuto adiposo, stimola sia l’enzima della lipolisi che quello che scinde i trigliceridi in acidi grassi, che una volta entrati negli adipociti si accumulano se non smaltiti.
- Disturbi gastrici: si registra un aumento della secrezione acida dello stomaco, da cui possono insorgere problematiche quali la gastrite o reflusso gastroesofageo.
- Difficoltà digestive: la rabbia, quale fattore stressogeno, potrebbe alterare la motilità gastrica e intestinale, producendo rallentamento nello svuotamento gastrico.
Morale della favola: vivere in un perenne stato di tensione ci fa male! Quindi, se ci si riconosce nel quadro appena descritto, è prioritario approfondire la situazione.