Le donne in gravidanza, si sa, data la delicatezza della condizione che le interessa, devono prestare attenzione a diverse situazioni che potrebbero compromettere la salute del feto. Oggi, insieme a @inlabconunabiologa, vogliamo parlarvi delle conseguenze in gravidanza dell’infezione da Citomegalovirus (CMV) e cosa fare minimizzare il contagio.
Ne avete mai sentito parlare?
Che cos’è il CMV?
Il Citomegalovirus (CMV) appartiene alla famiglia degli Herpes Virus e risulta ampiamente diffuso in tutto il mondo. L’infezione, normalmente, ha un decorso non grave, generalmente asintomatica e comune nella prima infanzia e, nella maggior parte dei casi, ha una risoluzione spontanea. È importante sottolineare che chi ha contratto il virus non ne è immune, e potrebbe nuovamente ammalarsi.
Ma allora perché se ne parla?
I soggetti che contraggono il Citomegalovirus e presentano un sistema immunitario competente non sviluppano sintomi della malattia, ed il virus può restare in forma latente nell’organismo anche per tutto il resto della vita. In caso, invece, di indebolimento del sistema immunitario, il virus può riattivarsi, provocando conseguenze anche gravi. Tra i soggetti più a rischio vi sono proprio le donne in gravidanza.
Il CMV fa parte del cosiddetto complesso TORCH, che comprende tutti gli agenti infettivi che possono provocare malformazioni del feto. Tra questi citiamo il Toxoplasma gondii, il virus della rosolia, il virus Herpes simplex (HSV). Le infezioni correlate a tali patogeni sono le più temute in gravidanza.
Come si contrae il CMV?
Attraverso il contatto stretto con persone infette (sangue, urine, saliva, sangue, urine, rapporti sessuali) od oggetti contaminati.
Quali sono le vie di trasmissione del CMV in gravidanza?
La trasmissione madre-figlio a può avvenire per:
- Trasmissione transplacentare (anche se la placenta funge di norma da ottima barriera).
- Contagio post-natale durante il parto o l’allattamento (è la più comune infezione virale congenita).
In particolare, l’incidenza di trasmissione è maggiore (30-70%) durante la prima gravidanza, poiché in caso di reinfezione durante una seconda gravidanza (2-3%), la madre trasmetterà al feto non solo il virus, ma anche gli anticorpi per combatterlo.
Quali sono i sintomi dell’infezione da CMV? E quali le malformazioni fetali causate?
Nella madre i sintomi si manifestano con febbre, stanchezza, dolori muscolari, inappetenza, mal di gola e malessere generalizzato; pertanto, è facile scambiare l’infezione da CMV per una normale influenza.
Effettuando una stima, ogni 150 bambini circa infettati dalla madre in utero, uno va incontro a complicanze gravi:
- Microcefalia (cranio piccolo),
- Difetti visivi
- Sordità
- Epilessia
- Ritardo psicomotorio
Altri rischi sono rappresentati da parto prematuro, basso peso alla nascita e epatosplenomegalia (fegato e milza di volume ingrossato).
Come si fa la diagnosi?
La diagnosi prevede:
- Analisi del sangue per rilevare la presenza di anticorpi anti-CMV: IgM in caso di infezione corrente o recente, IgG in caso di infezione pregressa, quindi contratta in passato.
- Diagnosi molecolare di Citomegalovirus tramite amplificazione genica (PCR), che consente di identificare il virus nel sangue, nelle urine o in altri liquidi biologici entro 2-3 settimane di vita. Risulta utile per la prognosi e il monitoraggio della terapia.
- Ultrasonografia per monitorare lo sviluppo del feto e identificare eventuali anomalie fisiche.
È possibile sapere se il CMV è stato trasmesso al bambino?
Sì, tramite un esame definito amniocentesi, da effettuare non prima della 21esima settimana e non prima di 6 settimane dall’infezione materna. Può essere utile effettuare un esame ecografico per rilevare la presenza di eventuali anomalie correlate all’infezione da CMV (ritardo di crescita, microcefalia).
NOTA BENE L’amniocentesi è l’unico esame utile a stabilire con certezza se l’infezione sia passata al feto; tuttavia si tratta di un esame invasivo e con una definita percentuale di rischio. Inoltre, non esistono esami che permettano di stabilire se l’infezione avrà delle conseguenze sul bambino, né esiste una terapia efficace nel contrastare i danni fetali.
Alla nascita del bambino è possibile, infine, verificare se vi sia stata trasmissione del CMV attraverso gli esami del sangue prima citati.
La gestione e il trattamento dell’infezione da CMV in gravidanza varia a seconda della situazione individuale, quindi è importante consultare un medico specializzato in malattie infettive per una valutazione completa e per stabilire il piano di cura più appropriato.
Come curare il CMV in gravidanza?
In commercio sono presenti antivirali utilizzati contro questo virus, i quali non possono essere utilizzati durante la gestazione, per cui le madri che ne sono affette possono solo aspettare la risoluzione naturale. Tuttavia, si può intervenire sui bambini nati da donne a cui è stata diagnosticata l’infezione con la somministrazione degli antivirali Ganciclovir o Valganciclovir.
Come prevenire l’infezione da Citomegalovirus?
Un vaccino per prevenire l’infezione CMV è in fase di sviluppo, ma attualmente si adottano i seguenti accorgimenti:
- Lavare frequentemente le mani con acqua e sapone, soprattutto per le donne a contatto con bambini in età prescolare, poiché tra i maggiori portatori sani.
- Evitare il contatto con fluidi corporei, come saliva e urina di bambini piccoli, ed effusioni come baci o condivisione di cibo e/o utensili.
Praticare sesso sicuro se il partner presenta l’infezione.