Il Paracetamolo rappresenta un farmaco così ampiamente adoperato da adulti e bambini da indurre erroneamente a credere che sia totalmente privo di rischi; tuttavia, come tutti i farmaci anch’esso presenta controindicazioni ed effetti collaterali.
Dati alla mano, basti pensare che negli ultimi anni l’overdose da paracetamolo ha rappresentato la principale causa di ospedalizzazione per insufficienza epatica causata da farmaci, in Paesi quali USA e Gran Bretagna.
Il paracetamolo è sempre un farmaco innocuo?
Lo è se adoperato correttamente entro i limiti dei dosaggi e dello schema posologico consigliati (risulta controindicato in caso di insufficienza epatica, renale e anemia emolitica)!
Cosa succede in caso di abuso o sovradosaggio di paracetamolo?
L’assunzione di dosi elevate di paracetamolo nel breve termine e/o la somministrazione dello stesso per periodi di tempo prolungati può essere causa di manifestazioni tossiche a carico di fegato, sangue, reni e pancreas, che talvolta possono risultare addirittura fatali.
Perché il paracetamolo può diventare tossico?
La causa è da ricercare nella sua metabolizzazione. Cerchiamo di sintetizzare!
Esso viene metabolizzato principalmente nel fegato mediante le seguenti due vie metaboliche:
- Coniugazione con acido glucuronico;
- Solfo-coniugazione (la quale si satura facilmente in caso di sovradosaggio).
Esiste, però, una terza via che implica il coinvolgimento degli enzimi del Citocromo P450 (CYP450), il quale innesca la sintesi di un intermedio reattivo tossico: l’l’N-acetil-p-benzochinonimmina (NAPQI).
Alle dosi terapeutiche (e in assenza di patologie epatiche), questo metabolita viene detossificato senza problemi dal glutatione epatico e rapidamente eliminato con le urine.
In caso di abuso, invece, esso viene sintetizzato in concentrazioni maggiori, e le riserve di glutatione non riescono a compensare questa sovrapproduzione, depauperandosi.
In assenza di glutatione, l’NAPQUI non viene più eliminato e si accumula nell’epatocita, causandone la necrosi.
Quali sono le dosi di paracetamolo considerate tossiche in acuto?
- Adulti: sovradosaggio di circa 7,5 g o più di principio attivo nelle 24 ore.
- Bambini: sovradosaggio pari a 140 mg/kg di peso corporeo nelle 24 ore.
N.B. Tra i fattori di rischio per l’avvelenamento da paracetamolo si annoverano condizioni quali l’assunzione eccessiva e cronica di alcool, l’anoressia nervosa, l’impiego di farmaci quali l’isoniazide.
Quali sono i sintomi derivanti dall’intossicazione da paracetamolo?
La reazione tossica si manifesta dopo circa 24 ore dall’ingestione con sensazione di malessere generale, mal di testa, anoressia e vomito.
- Se l’intossicazione è lieve, i sintomi tendono a scomparire dopo circa 10 giorni.
- In caso di intossicazione severa la sintomatologia è nettamente più grave e segue un andamento che può essere diviso in 4 fasi:
- Fase I (dall’ingestione alle 24 ore successive): molte persone risultano asintomatiche, ma talvolta possono manifestarsi nausea e vomito.
- Fase II (dopo 24-72 ore): possono palesarsi dolenza epatica, nausea e vomito. I parametri ematici relativi alla funzionalità del fegato risultano alterati.
- Fase III (dopo 3-4 giorni): il vomito peggiora. Compaiono ittero (ingiallimento degli occhi e della pelle) e sanguinamento. Sussiste il rischio concreto di insufficienza renale e pancreatite.
- Fase IV (dopo 5 giorni): il paziente può andate incontro a miglioramento o ad un’insufficienza epatica e/o di altri organi, condizione che può rivelarsi fatale.
- Se l’intossicazione è causata dall’assunzione di molte piccole dosi assunte nel tempo, il campanello di allarme è dato dall’alterazione della funzionalità epatica.
Come si tratta l’avvelenamento da paracetamolo?
- In prima istanza si cerca di prevenire il danno e ridurre l’assorbimento del principio attivo se quest’ultimo non è ancora completamente avvenuto: in tali casi si ricorre al carbone attivo.
- Se i livelli ematici di paracetamolo sono elevati, viene somministrato l’antidoto N-acetilcisteina, che funge da precursore del glutatione, il quale come abbiamo visto precedentemente, lo detossifica e ne promuove l’eliminazione.
- In casi molto gravi può rendersi necessario il trapianto di fegato.