È un classico perfino in molti film: notte passata assieme e ci si risveglia dandosi un affettuoso buongiorno, ma non prima di essersi lavati i denti! Eh sì, l’alitosi può essere un problema davvero imbarazzante, e se a volte è solo colpa della cipolla della sera precedente, altre può essere invece un campanello d’allarme di determinate patologie.
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L’alitosi è una condizione caratterizzata dall’emissione di odori sgradevoli durante l’espirazione, capace di generare un forte imbarazzo e mettere a rischio le relazioni interpersonali per paura di generare disagio nell’interlocutore.
Può interessare individui di ogni sesso ed età, manifestandosi come:
- Alitosi transitoria, se in un periodo di tempo limitato;
- Alitosi persistente, nel caso in cui siano presenti affezioni orali o sistemiche.
Se si esclude l’assunzione di alimenti ‘alitogeni’, quali ad esempio aglio e cipolla, spesso si tratta di un fenomeno generato da una non corretta o inidonea igiene del cavo orale. Residui di cibo non adeguatamente rimossi, ad esempio, vengono degradati dai batteri della placca, che decomponendo le sostanze proteiche di detti residui, producono composti solforati volatili, VSCs, responsabili del cattivo odore. Tuttavia anche carie ed altre patologie a carico dentario o gengivale possono essere causa di questo problema.
Vediamo di seguito quali altre cause possono essere associate all’alito cattivo:
- Fumo: contiene sostanze che conferiscono un odore sgradevole all’alito, ed inoltre provocano secchezza delle fauci;
- Alimentazione iperproteica;
- Consumo di bevande alcoliche, poiché l’etanolo, come nel caso del fumo, provoca disidratazione;
- Infezioni rino-faringee e polmonari, a causa della possibile presenza di materiale purulento e/o necrotico;
- Insufficienza renale, ed in questo caso l’alito ricorderà l’urina;
- Patologie epatiche, il cosiddetto foetor hepaticus è causato dal rilascio del dimetilsolfuro, composto dall’odore estremamente sgradevole;
- Chetoacidosi, con tipiche esalazioni fruttate date dall’alto tenore di chetoni in circolo, che da qui passeranno ai polmoni e dunque nel respiro;
- Assunzione di farmaci che provocano secchezza delle fauci.
Abbiamo spesso nominato la secchezza del cavo orale come possibile causa dell’alitosi, e ciò per un motivo specifico: la presenza della saliva (contenente l’antibatterico lisozima) e l’idratazione, contribuiscono ad allontanare eventuali residui di cibo e batteri, ed ecco perché fumo, farmaci ed alcool, generando disidratazione del cavo orale, possono contribuire all’insorgenza del cattivo odore.
Cosa fare, dunque, per ovviare allo spiacevole problema?
- Praticare una corretta igiene orale: sembrerà scontato, ma procedere ad un accurato lavaggio dei denti, unitamente all’utilizzo di filo interdentale e pulizia della lingua (habitat ideale per la proliferazione batterica), risulta il primo baluardo contro l’accumulo di detriti di cibo e conseguente proliferazione batterica. A queste buone norme di igiene è possibile associare l’utilizzo di collutori a base di fluoro e zinco, poiché questi due elementi, rispettivamente, prevengono la formazione della carie e presentano attività antibatterica;
- Idratarsi abbondantemente, per evitare il rischio di disidratazione del cavo orale;
- Ridurre il consumo di alcolici;
- Smettere di fumare;
- Alimentarsi in maniera varia ed equilibrata, evitando cibi particolarmente aromatici (aglio, cipolla), prediligendo frutta ed ortaggi e morigerando carne, formaggi grassi e zuccheri;
- Stimolare la produzione di saliva (masticando, ad esempio, gomme e caramelle senza zucchero, bastoncini di liquirizia e cannella, foglie di menta ecc.);
- Recarsi a visite odontoiatriche periodiche per la pulizia dei denti.
Qualora tutte le accortezze adottate non fossero sufficienti, l’alito cattivo potrebbe essere spia di patologie più severe, per cui risulterà importante il confronto con il professionista.